Domenica, insieme ad ew..a, ho passato il pomeriggio ad Albettone nella “fattoria” (forse non è il termine adatto) HARE KRISHNA.
Nella bella cornice di Alettone e con un sole splendente siamo entrati nella fattoria e, non appena la nostra auto ha varcato l’ingresso, il portone si è chiuso con forza dietro di noi. All’ interno della fattoria tutto era scuro, il sole non c’era più e di colpo ha cominciato a piovere.
Due persone strane ci hanno fatto scendere e, senza parlare, ci hanno indicato l’ingresso; volevamo scappare ma erano in troppi…non potevamo sbagliare, ERA UNA SETTA!! Volevano prenderci per ipnotizzarci e farci il lavaggio del cervello per farci diventare come loro; ho avuto anche il dubbio che volessero mangiarci per cena.
Alla fine mi sono svegliato ed era domenica mattina!
Quando si prova a cambiare visuale e si va in un ambiente nuovo si ha spesso delle fantasie strane, forse perché si perde ogni certezza…forse però più che fantasia la chiamerei ignoranza; perché quando si parla di una cosa senza conoscerla si è IGNORANTI…ed io lo sono stato spesso.
A parte questa stupida storia che mi sono inventato molte volte ho dei pre-giudizi nei confronti di persone o situazioni che non conosco. Penso sia normale potersi fare un’idea ma penso sia anche doveroso ricordarsi che quell’idea è frutto di una situazione a me sconosciuta; quindi fin che resta tale va tutto bene, se diventa un pre-giudizio o peggio un giudizio allora c’è qualcosa che non va.
Spero col tempo di imparare a non avere più pregiudizi.
Comunque è stata una bella esperienza; posso dire di essere entrato in un’atmosfera molto particolare ed unica per la mia esperienza. Unica perché non ero mai stato in un posto in cui tutti seguono particolari “riti”(si può dire?), dal saluto, al vestiario, alla preghiera…
Dopo aver parlato con un monaco (credo), che ci ha riassunto la storia di questa religione e ci ha parlato di Krishna (il dio che loro pregano), abbiamo passato il resto del pomeriggio con una ragazza dolcissima, Linda, che ci ha spiegato il suo punto di vista su molte cose e ha risposto alle molte domande che le abbiamo fatto riguardo le loro abitudini. Sono stati due incontri diversi; con il monaco era tutto così sacro, così distante dalle mie idee; con Linda invece ho visto un altro modo di vivere la stessa religione, più vicino al mio stile di vita. E’ stato strano, il giorno dopo, ripensare ai discorsi fatti su Dio, reincarnazione, fede…discorsi per me molto misteriosi e sui quali mi pongo, in certe occasioni, delle domande alle quali però non sempre credo sia necessario trovare una risposta…
zufede
mercoledì, agosto 31, 2005
martedì, agosto 30, 2005
lunedì, agosto 29, 2005
Infibulazione, flagello delle donne africane
vi riporto un articolo che ho letto di recente... riguarda una pratica diffusissima in africa e non solo sugli organi sessuali delle donne denominata infibulazione: non avevo mai letto nulla di preciso a riguardo ma su rai3 ho visto di recente un servizio e così mi sono un po' informato.... è una pratica antichissima legata a valori e principi fortissimi e ben radicati in determinata popolazioni! per quanto ciò sia vero e difficile da sradicare come usanza (in quanto tale...) mi girano abbastanza le balle a vedere questa ulteriore violenza nei confronti delle donne!!
vi riporto l'atricolo..... ho provato a trovare qualche petizione ecc, ma nulla! Almeno qui in italia è stata fatta da poco una legge che prevede la condanna e l'arresto a chi pratica l'infibulazione.
La paura della sessualità femminile è qualcosa di molto arcaico e arcaica è la pratica rituale dell’infibulazione, che in molte popolazioni africane rappresenta il fondamentale rito di passaggio all’età adulta per le donne. Si tratta di una castrazione rituale che simbolicamente esalta la verginità, e in pratica riduce il desiderio sessuale della donna e impedisce la masturbazione. Si tratta del taglio del clitoride, delle piccole labbra e della porzione superiore delle grandi labbra.La porzione inferiore delle grandi labbra viene suturata a ricoprire l’orifizio vaginale. Nella maggior parte dei casi viene praticata sulle bambine dai 2 agli 8 anni.
La prima notte di nozze la donna viene deinfibulata per consentire la penetrazione, e reinfibulata dopo ogni parto per ripristinare la situazione prematrimoniale. Durante il processo di guarigione viene inserita nella vagina una scheggia di legno per poter permettere il passaggio dell’urina e del sangue mestruale. A seconda dei diversi costumi, la ferita viene cucita con un filo di seta o con delle spine d’acacia.Per aiutare la guarigione vengono arse sotto la ragazza delle erbe aromatiche tradizionali o della linfa essiccata.
Secondo l’Unicef le donne immigrate nei paesi occidentali infibulate sono almeno 40 mila. Si calcola che siano 20 mila le bambine a rischio in Italia, la maggior parte delle quali vengono portate dai genitori nei paesi d’origine o in strutture pubbliche in Siria e in Kenya per essere infibulate in modo da trovare marito. La donna viene considerata infatti più “pura” se infibulata, soprattutto in paesi di religione musulmana, anche se non c’è alcun riferimento a questo né nel Corano né nella sharia, la legge coranica.
L’Africa e l’infibulazioneSono 26 i Paesi africani dove, con modalità diverse, si pratica la mutilazione dei genitali femminili. La Somalia ha il triste primato della cosiddetta “infibulazione faraonica" (la più devastante) dove si calcola che il 98% delle donne sia mutilata. Ma anche in Egitto, Sudan settentrionale, Nigeria, Mali, Kenya la pratica, sotto diverse forme, è molto diffusa. La circoncisione femminile, anche in forme più lievi, viene praticata dalle popolazioni musulmane dell’Indonesia, India, Malesia, in alcune zone del Pakistan, nonché in Oman, Yemen e negli Emirati Arabi.
Il Protocollo di Maputo La 49esima sessione della Commissione Onu sulla condizione delle donne, riunita al Cairo in questi giorni, si batte per il raggiungimento delle 15 ratifiche necessarie affinché entri in vigore il Protocollo di Maputo sui diritti delle donne africane, adottato dall’Unione Africana nel 2003, il cui articolo 5 proibisce e sanziona tutte le forme di mutilazione dei genitali femminili.
Attualmente sono dieci i paesi africani ad averlo ratificato, ultimo il piccolo stato di Gibuti.
L’«infibulazione soft» In Italia ha fatto molto discutere, la proposta del dottor Omar Abdulkadir, ginecologo che gestisce il Centro contro le mutilazioni sessuali femminili presso l’ospedale fiorentino di Careggi. Il dottore, che ha sette sorelle tutte infibulate da sempre si batte contro questa pratica molto sentita in Somalia, proponeva una “puntura di spillo”, una feritina simbolica che mimasse la castrazione mantenendo il rito. Questa proposta, chiamata “infibulazione soft”, ha incontrato la netta ostilità della sezione italiana di Amnesty international ed è stata poi proibita in Italia. Daniela Carboni, di Amnesty, spiega: «Sono le stesse donne che si battono nei loro paesi conro questa pratica a chiederci di non concedere nessuna apertura o deroga al principio dell’integrità del corpo femminile proprio per sradicare questa tradizione millenaria».
ste
vi riporto l'atricolo..... ho provato a trovare qualche petizione ecc, ma nulla! Almeno qui in italia è stata fatta da poco una legge che prevede la condanna e l'arresto a chi pratica l'infibulazione.
La paura della sessualità femminile è qualcosa di molto arcaico e arcaica è la pratica rituale dell’infibulazione, che in molte popolazioni africane rappresenta il fondamentale rito di passaggio all’età adulta per le donne. Si tratta di una castrazione rituale che simbolicamente esalta la verginità, e in pratica riduce il desiderio sessuale della donna e impedisce la masturbazione. Si tratta del taglio del clitoride, delle piccole labbra e della porzione superiore delle grandi labbra.La porzione inferiore delle grandi labbra viene suturata a ricoprire l’orifizio vaginale. Nella maggior parte dei casi viene praticata sulle bambine dai 2 agli 8 anni.
La prima notte di nozze la donna viene deinfibulata per consentire la penetrazione, e reinfibulata dopo ogni parto per ripristinare la situazione prematrimoniale. Durante il processo di guarigione viene inserita nella vagina una scheggia di legno per poter permettere il passaggio dell’urina e del sangue mestruale. A seconda dei diversi costumi, la ferita viene cucita con un filo di seta o con delle spine d’acacia.Per aiutare la guarigione vengono arse sotto la ragazza delle erbe aromatiche tradizionali o della linfa essiccata.
Secondo l’Unicef le donne immigrate nei paesi occidentali infibulate sono almeno 40 mila. Si calcola che siano 20 mila le bambine a rischio in Italia, la maggior parte delle quali vengono portate dai genitori nei paesi d’origine o in strutture pubbliche in Siria e in Kenya per essere infibulate in modo da trovare marito. La donna viene considerata infatti più “pura” se infibulata, soprattutto in paesi di religione musulmana, anche se non c’è alcun riferimento a questo né nel Corano né nella sharia, la legge coranica.
L’Africa e l’infibulazioneSono 26 i Paesi africani dove, con modalità diverse, si pratica la mutilazione dei genitali femminili. La Somalia ha il triste primato della cosiddetta “infibulazione faraonica" (la più devastante) dove si calcola che il 98% delle donne sia mutilata. Ma anche in Egitto, Sudan settentrionale, Nigeria, Mali, Kenya la pratica, sotto diverse forme, è molto diffusa. La circoncisione femminile, anche in forme più lievi, viene praticata dalle popolazioni musulmane dell’Indonesia, India, Malesia, in alcune zone del Pakistan, nonché in Oman, Yemen e negli Emirati Arabi.
Il Protocollo di Maputo La 49esima sessione della Commissione Onu sulla condizione delle donne, riunita al Cairo in questi giorni, si batte per il raggiungimento delle 15 ratifiche necessarie affinché entri in vigore il Protocollo di Maputo sui diritti delle donne africane, adottato dall’Unione Africana nel 2003, il cui articolo 5 proibisce e sanziona tutte le forme di mutilazione dei genitali femminili.
Attualmente sono dieci i paesi africani ad averlo ratificato, ultimo il piccolo stato di Gibuti.
L’«infibulazione soft» In Italia ha fatto molto discutere, la proposta del dottor Omar Abdulkadir, ginecologo che gestisce il Centro contro le mutilazioni sessuali femminili presso l’ospedale fiorentino di Careggi. Il dottore, che ha sette sorelle tutte infibulate da sempre si batte contro questa pratica molto sentita in Somalia, proponeva una “puntura di spillo”, una feritina simbolica che mimasse la castrazione mantenendo il rito. Questa proposta, chiamata “infibulazione soft”, ha incontrato la netta ostilità della sezione italiana di Amnesty international ed è stata poi proibita in Italia. Daniela Carboni, di Amnesty, spiega: «Sono le stesse donne che si battono nei loro paesi conro questa pratica a chiederci di non concedere nessuna apertura o deroga al principio dell’integrità del corpo femminile proprio per sradicare questa tradizione millenaria».
ste
sabato, agosto 27, 2005
COOPERAZIONE
L’idea è quella di creare uno “spazio”in cui sia possibile chiedere e ricevere aiuto, informazioni e consigli.
Uno spazio appunto dove ognuno può offrire le proprie competenze e partecipazione per aiutare qualcun’ altro.
Lo scopo è quello di offrire gratuitamente le proprie capacità e/o disponibilità per il semplice fatto di aver voglia di farlo, senza aspettarsi per forza qualcosa in cambio.
E’ bello, penso, poter sapere che c’è un punto di riferimento dove poter chiedere e dove guardare se qualcuno ha bisogno di qualcosa.
Mi è capitato qualche giorno fa di soccorrere un gatto che stava male e ovviamente sono andato incontro a grosse spese per la prestazione del veterinario. Pensavo a quanto bello sarebbe stato trovare una persona (in questo caso un veterinario magari) che si offrisse di aiutarmi volontariamente, non per i soldi, ma per il semplice fatto di aver a cuore le sorti di quel gatto…per questo ho pensato di creare un “luogo” in cui uno sà che può chiedere e sà che c’è qualcun’ altro che va a guardare con la voglia di aiutare a risolvere il problema, nel limite delle proprie possibilità, nel modo più conveniente per tutti…PER TUTTI, ecco la cosa strana…non solo per chi chiede.
Il bello è che nessuno deve dare preventivamente la disponibilità, essere sempre reperibile, essere costretto ad intervenire o iscriversi a qualcosa ecc; l’unica cosa che c’è da fare è sapere che c’è questo punto di riferimento dove poter guardare...poi se uno può allora interviene.
Uno può esporre il suo problema e può non aver risposte come averne 10, a seconda di quanti entrano in questo “spazio” ( che non è tutto il blog ma solo la voce COOPERAZIONE) e di quanti hanno la possibilità di intervenire.
Se conosciamo persone con una certa competenza (veterinari, dottori, elettricisti, impiegati comunali, cuochi, sindaci, pizzaioli, filosofi, professori, falegnami e chi più ne ha più ne metta…) o disponibilità perché non dargli questo indirizzo come riferimento?
Sarebbe bello allargare un po’ il cerchio di partecipanti e quindi le possibilità.
Ci vuole gente però che metta da parte il profitto personale e che intenda come ricompensa il piacere di offrire un po’ di sé per qualcun altro nel modo più vero, secondo me, cioè quello della gratuità.
In giro si trova poca gente che faccia qualcosa per “niente”….beh, mi son rotto un pò le palle; creiamocela noi questa possibilità di scambio; non costa veramente niente se vogliamo.
Il blog continuerà ad andare come è sempre andato; per creare questa rete di “aiuti” basta entrare nel blog (www.nonsochesia.blogspot.com), fare riferimento a questo post (COOPERAZIONE) e scrivere nei commenti.
Forse è una di quelle idee utopistiche che però non costa niente, per essere attuata, se non la voglia di interessarsi.
Cosa ne pensate?
Uno spazio appunto dove ognuno può offrire le proprie competenze e partecipazione per aiutare qualcun’ altro.
Lo scopo è quello di offrire gratuitamente le proprie capacità e/o disponibilità per il semplice fatto di aver voglia di farlo, senza aspettarsi per forza qualcosa in cambio.
E’ bello, penso, poter sapere che c’è un punto di riferimento dove poter chiedere e dove guardare se qualcuno ha bisogno di qualcosa.
Mi è capitato qualche giorno fa di soccorrere un gatto che stava male e ovviamente sono andato incontro a grosse spese per la prestazione del veterinario. Pensavo a quanto bello sarebbe stato trovare una persona (in questo caso un veterinario magari) che si offrisse di aiutarmi volontariamente, non per i soldi, ma per il semplice fatto di aver a cuore le sorti di quel gatto…per questo ho pensato di creare un “luogo” in cui uno sà che può chiedere e sà che c’è qualcun’ altro che va a guardare con la voglia di aiutare a risolvere il problema, nel limite delle proprie possibilità, nel modo più conveniente per tutti…PER TUTTI, ecco la cosa strana…non solo per chi chiede.
Il bello è che nessuno deve dare preventivamente la disponibilità, essere sempre reperibile, essere costretto ad intervenire o iscriversi a qualcosa ecc; l’unica cosa che c’è da fare è sapere che c’è questo punto di riferimento dove poter guardare...poi se uno può allora interviene.
Uno può esporre il suo problema e può non aver risposte come averne 10, a seconda di quanti entrano in questo “spazio” ( che non è tutto il blog ma solo la voce COOPERAZIONE) e di quanti hanno la possibilità di intervenire.
Se conosciamo persone con una certa competenza (veterinari, dottori, elettricisti, impiegati comunali, cuochi, sindaci, pizzaioli, filosofi, professori, falegnami e chi più ne ha più ne metta…) o disponibilità perché non dargli questo indirizzo come riferimento?
Sarebbe bello allargare un po’ il cerchio di partecipanti e quindi le possibilità.
Ci vuole gente però che metta da parte il profitto personale e che intenda come ricompensa il piacere di offrire un po’ di sé per qualcun altro nel modo più vero, secondo me, cioè quello della gratuità.
In giro si trova poca gente che faccia qualcosa per “niente”….beh, mi son rotto un pò le palle; creiamocela noi questa possibilità di scambio; non costa veramente niente se vogliamo.
Il blog continuerà ad andare come è sempre andato; per creare questa rete di “aiuti” basta entrare nel blog (www.nonsochesia.blogspot.com), fare riferimento a questo post (COOPERAZIONE) e scrivere nei commenti.
Forse è una di quelle idee utopistiche che però non costa niente, per essere attuata, se non la voglia di interessarsi.
Cosa ne pensate?
venerdì, agosto 26, 2005
articolo di massimo fini da "la padania" del 25/8
http://www.lapadania.com/PadaniaOnLine/Articolo.aspx?pDesc=45841,1,1
martedì, agosto 23, 2005
L'angolo senile
Ultimamente mi e' "scattata" la voglia di fotografare persona anziane. Secondo me le foto dei vecchi mostrano in tutta la loro apparente banalita' quello che saremo. Ogniqualvolta vedo un vecchio provo un po' di imbarazzo/soggezione perche' sono cosciente che ogni mio pensiero, ogni mia idea, ogni mia parola, bene o male lui li ha gia' sentiti. I vecchi hanno visto e sentito tutto, noi giovani spesso li crediamo rincitrulliti ma loro in realta' sanno molto piu' di noi. I vecchi sembrano scandalizzati ma in realta' ci compiacciono, i vecchi sembrano lenti ma in realta' rallentano volutamente, i vecchi sembrano lontani da noi ma in realta' diventeremo uguali a loro.
zpl

Londra - Liverpool Street Station - 2 ore fa
Della foto qui sotto mi piacciono due cose. La prima e' il contrasto fra giovani e vecchi. I giovani telefonano, il vecchio guarda per terra. La seconda e' che il vecchio somiglia a Sharon, stessa stazza, stessi capelli, forse problemi diversi.
zpl

Londra - Liverpool Street Station - 2 ore fa
Della foto qui sotto mi piacciono due cose. La prima e' il contrasto fra giovani e vecchi. I giovani telefonano, il vecchio guarda per terra. La seconda e' che il vecchio somiglia a Sharon, stessa stazza, stessi capelli, forse problemi diversi.

domenica, agosto 14, 2005
Gandhi dice
Trascrivo queste parole di Gandhi: (le parole fra parentesi le ho aggiunte io)
“La Verità mi è infinitamente più cara dell’appellativo mi mahatma (letteralmente: grande anima; appellativo dato in genere ai santi. Negli ultimi anni in India Gandhi fu comunemente chiamato Mahatma), che è solo un peso. La consapevolezza dei mie limiti e della mia nullità mi ha salvato finora dalla tirannia di questo appellativo. Sono dolorosamente conscio del fatto che il mio desiderio di seguitare a vivere nel corpo mi coinvolge in himsa (violenza) continua, e perciò sto diventando sempre più indifferente a questo mio corpo fisico.
Per esempio, so che con l’atto di respirare distruggo innumerevoli germi invisibili che fluttuano nell’aria. Ma non cesso di respirare. Il consumo di verdure implica himsa (violenza), ma non posso rinunciarvi. Ancora, vi è himsa nell’uso di antisettici, ma non posso giungere ad abolire l’uso di disinfettanti, quali il petrolio, per liberarmi dal flagello della zanzara (riferendosi alle malattie che può comportare, come la malaria ecc.) e simili cose. Permetto che nell’ ashram (eremo; un luogo tranquillo, dove persone aventi ideali comuni conducono una vita comunitaria e seguono una particolare disciplina. Il luogo dove Gandhi risiedette con i suoi collaboratori e discepoli era chiamato ashram) si uccidano i serpenti quando è impossibile prenderli e metterli in condizione di non nuocere. Tollero perfino l’uso del bastone per spingere i buoi nell’ashram.
Così non ha mai fine l’himsa che direttamente o indirettamente commetto. E ora mi trovo di fronte al problema delle scimmie. Si rassicuri il lettore che non ho alcuna fretta di fare il passo estremo di ucciderle. In verità, non sono affatto sicuro che alla fine sarei capace di decidermi a ucciderle. Ma non posso promettere che non ucciderò mai le scimmie, se esse possono distruggere tutto il raccolto dell’ashram. Se in conseguenza di questa mia confessione gli amici preferiscono abbandonarmi dandomi per perduto, ne sarei dispiaciuto, ma nulla mi indurrà a cercare di nascondere le mie imperfezioni nella pratica dell’ ahimsa (non-violenza; propriamente la pratica dell’amore). Tutto quello che rivendico a me stesso è che incessantemente mi sforzo di comprendere le implicazioni di grandi ideali, quali l’ahimsa, e di praticarli nel pensiero, nella parola e nell’azione, e questo non senza un certo successo, penso. Ma so che devo percorrere ancora un lungo cammino in questa direzione.”
Secondo me abbiamo una visione troppo grande delle cose….nel senso che ci fa pena una balena se soffre, un orso…ma gli animali piccoli non li consideriamo alla nostra portata…uccidere un cane è un gesto orribile, uccidere una mosca no, qualcuno sa spiegarmi quale è la differenza tra i due? Forse che il cane ci da più soddisfazione? Beh, allora se è per questo io dovrei schiacciare 9 persone su 10. Ragioniamo solo dalla nostra visione, non riusciamo a pensare che esista un’altra visuale diversa dalla nostra, appunto più piccola che coinvolga gli altri esseri che popolano questa terra…ma questo è uno dei tanti difetti dell’uomo e cioè , a mio avviso, che ragioniamo sempre in termini di convenienza ponendo l’uomo non solo al centro di tutto ma ponendo tutto il resto al suo servizio; mi sembra un ragionamento un pò troppo conveniente e facile visto che nessuno, all’infuori di altri esseri umani, ci può dire qualcosa; i conti non mi tornano su questa visione delle cose non so…..se qualcuno riesce a farmi notare dove sbaglio a collegare le cose che ho detto magari modificherò il mio punto di vista.
zufede
“La Verità mi è infinitamente più cara dell’appellativo mi mahatma (letteralmente: grande anima; appellativo dato in genere ai santi. Negli ultimi anni in India Gandhi fu comunemente chiamato Mahatma), che è solo un peso. La consapevolezza dei mie limiti e della mia nullità mi ha salvato finora dalla tirannia di questo appellativo. Sono dolorosamente conscio del fatto che il mio desiderio di seguitare a vivere nel corpo mi coinvolge in himsa (violenza) continua, e perciò sto diventando sempre più indifferente a questo mio corpo fisico.
Per esempio, so che con l’atto di respirare distruggo innumerevoli germi invisibili che fluttuano nell’aria. Ma non cesso di respirare. Il consumo di verdure implica himsa (violenza), ma non posso rinunciarvi. Ancora, vi è himsa nell’uso di antisettici, ma non posso giungere ad abolire l’uso di disinfettanti, quali il petrolio, per liberarmi dal flagello della zanzara (riferendosi alle malattie che può comportare, come la malaria ecc.) e simili cose. Permetto che nell’ ashram (eremo; un luogo tranquillo, dove persone aventi ideali comuni conducono una vita comunitaria e seguono una particolare disciplina. Il luogo dove Gandhi risiedette con i suoi collaboratori e discepoli era chiamato ashram) si uccidano i serpenti quando è impossibile prenderli e metterli in condizione di non nuocere. Tollero perfino l’uso del bastone per spingere i buoi nell’ashram.
Così non ha mai fine l’himsa che direttamente o indirettamente commetto. E ora mi trovo di fronte al problema delle scimmie. Si rassicuri il lettore che non ho alcuna fretta di fare il passo estremo di ucciderle. In verità, non sono affatto sicuro che alla fine sarei capace di decidermi a ucciderle. Ma non posso promettere che non ucciderò mai le scimmie, se esse possono distruggere tutto il raccolto dell’ashram. Se in conseguenza di questa mia confessione gli amici preferiscono abbandonarmi dandomi per perduto, ne sarei dispiaciuto, ma nulla mi indurrà a cercare di nascondere le mie imperfezioni nella pratica dell’ ahimsa (non-violenza; propriamente la pratica dell’amore). Tutto quello che rivendico a me stesso è che incessantemente mi sforzo di comprendere le implicazioni di grandi ideali, quali l’ahimsa, e di praticarli nel pensiero, nella parola e nell’azione, e questo non senza un certo successo, penso. Ma so che devo percorrere ancora un lungo cammino in questa direzione.”
Secondo me abbiamo una visione troppo grande delle cose….nel senso che ci fa pena una balena se soffre, un orso…ma gli animali piccoli non li consideriamo alla nostra portata…uccidere un cane è un gesto orribile, uccidere una mosca no, qualcuno sa spiegarmi quale è la differenza tra i due? Forse che il cane ci da più soddisfazione? Beh, allora se è per questo io dovrei schiacciare 9 persone su 10. Ragioniamo solo dalla nostra visione, non riusciamo a pensare che esista un’altra visuale diversa dalla nostra, appunto più piccola che coinvolga gli altri esseri che popolano questa terra…ma questo è uno dei tanti difetti dell’uomo e cioè , a mio avviso, che ragioniamo sempre in termini di convenienza ponendo l’uomo non solo al centro di tutto ma ponendo tutto il resto al suo servizio; mi sembra un ragionamento un pò troppo conveniente e facile visto che nessuno, all’infuori di altri esseri umani, ci può dire qualcosa; i conti non mi tornano su questa visione delle cose non so…..se qualcuno riesce a farmi notare dove sbaglio a collegare le cose che ho detto magari modificherò il mio punto di vista.
zufede
sabato, agosto 06, 2005
CANZONE
Questa mattina ho ascoltato una canzone di Gaber che mi ha molto colpito e che mi ha fatto vanir voglia di cercare di capire fino in fondo quello che il cantante voleva esprimere...ovviamente io l'avrò intesa dal mio punto di vista che può essere simile o meno da quello che realmente voleva esprimere Gaber...quindi quando si dice a qualcuno "ascolta questa canzone" non si può pretendere di condividere esattamente le proprie senzazioni perchè una canzone, credo, come qualsiasi discorso è una cosa personale che va codificata in maniera diversa anche se le parole sono uguali per tutti; volevo condividere queste belle parole senza la pretesa che una abbia la mia stessa voglia di approfondirne il senso..il bello però è che ognuno probabilmente la giudicherà in maniera diversa, ogniuno può sentirsi chiamato in causa o sentirsi fuori dal discorso;credo comunque che come tutte le cose "forti" può dare uno spunto per riflettere, anche se è "solamente" una canzone piuttosto che un discorso del papa in mondo visione.
"Una nuova coscienza"
di Gaber - Luporini
1996 © P. A.
Io come uomoio vedo il mondocome un deserto di antiche rovine.Io vedo un uomoche tocca il fondo ma forse al peggio non c'è mai una fine.Nel frattempo la vita non si arrende e la gente si dà un gran da fare tanti impegni tante storiecon l'inutile idea di colmarela mancanzadi una nuova coscienzadi una vera coscienza.
[parlato] È come se dovessimo riempire un vuoto profondo. E allora ci mettiamo dentro: rimasugli di cattolicesimo, pezzetti di sociale, brandelli di antichi ideali, un po' di antirazzismo, e qualche alberello qua e là.
La decadenzache viviamoè un malessereche ci prende pian piano.È una specie di assenza che prevede una sosta obbligataè la vita che meditama si è come assopita.Siamo vivimalgrado la nostra apparenzacome uomini al minimo storico di coscienza.
[parlato] È come se la vecchia morale non ci bastasse più. In compenso se ne sta diffondendo una nuova che consiste nel prendere in considerazione più che altro i doveri degli altri... verso di noi. Sembrerà strano ma sta diventando fortemente morale tutto ciò che ci conviene.Praticamente un affare.
La decadenzache subiamoè uno scivoloche va giù piano piano.È una nuova esperienzache ti toglie qualsiasi entusiasmo e alla lunga modifica il tuo metabolismo. Siam lì fermi malgrado la grave emergenzacome uomini al minimo storico di coscienza.
[parlato] E pensare che basterebbe pochissimo. Basterebbe spostare a stacco la nostra angolazione visiva. Guardare le cose come fosse la prima volta. Lasciare fuori campo tutto il conformismo di cui è permeata la nostra esistenza. Dubitare delle risposte già pronte. Dubitare dei nostri pensieri fermi, sicuri, inamovibili. Dubitare delle nostre convinzioni presuntuose e saccenti. Basterebbe smettere di sentirsi sempre delle brave persone. Smettere di sentirsi vittime delle madri, dei padri, dei figli. Smascherare, smascherare tutto: smascherare l’amore, il riso, il pianto, il cuore, il cervello. Smascherare la nostra falsa coscienza individuale.Subito. Qui e ora.Sì, basterebbe pochissimo. Non è poi così difficile. Basterebbe smettere di piagnucolare, criticare, fare il tifo e leggere i giornali. Essere certi solo di ciò che noi viviamo direttamente. Rendersi conto che anche l’uomo più mediocre può diventare geniale se guarda il mondo con i suoi occhi. Basterebbe smascherare qualsiasi falsa partecipazione. Smettere di credere che l’unico obiettivo sia il miglioramento delle nostre condizioni economiche perché la vera posta in gioco... è la nostra vita. Basterebbe smettere di sentirsi vittime del denaro, del lavoro, del destino e persino del potere, perché anche i cattivi governi sono la conseguenza naturale della stupidità degli uomini. Basterebbe rifiutare, rifiutare la libertà di calpestare gli altri, ma anche la finta uguaglianza. Smascherare la nostra bontà isterica. Smascherare la nostra falsa coscienza sociale.Subito. Qui e ora.Basterebbe pochissimo. Basterebbe capire che un uomo non può essere veramente vitale se non si sente parte di qualcosa. Basterebbe abbandonare il nostro smisurato bisogno di affermazione, abbandonare anche il nostro appassionato pessimismo e trovare finalmente l’audacia di frequentare il futuro con gioia.Perché la spinta utopistica non è mai accorata o piangente. La spinta utopistica non ha memoria e non si cura di dolorose attese.La spinta utopistica è subito. Qui e ora.
Io come uomoio vedo il mondocome un deserto di antiche rovine.Io vedo un uomoche tocca il fondo ma forse al peggio non c'è mai una fine.Perché non c'è nessuno che dia un senso alle cose più semplici e vere alla vita di ogni giornoall'urgenza di un uomo migliore.Io vedo un uomosolo e smarrito come accecato da false paure.Ma la vita non muore per le bombe per la plastica o le acque del maree le ansie un po' inventate son pretesti per non affrontare la mancanza di una vera coscienzache è la sola ragione della fine di qualsiasi civiltà.
"Una nuova coscienza"
di Gaber - Luporini
1996 © P. A.
Io come uomoio vedo il mondocome un deserto di antiche rovine.Io vedo un uomoche tocca il fondo ma forse al peggio non c'è mai una fine.Nel frattempo la vita non si arrende e la gente si dà un gran da fare tanti impegni tante storiecon l'inutile idea di colmarela mancanzadi una nuova coscienzadi una vera coscienza.
[parlato] È come se dovessimo riempire un vuoto profondo. E allora ci mettiamo dentro: rimasugli di cattolicesimo, pezzetti di sociale, brandelli di antichi ideali, un po' di antirazzismo, e qualche alberello qua e là.
La decadenzache viviamoè un malessereche ci prende pian piano.È una specie di assenza che prevede una sosta obbligataè la vita che meditama si è come assopita.Siamo vivimalgrado la nostra apparenzacome uomini al minimo storico di coscienza.
[parlato] È come se la vecchia morale non ci bastasse più. In compenso se ne sta diffondendo una nuova che consiste nel prendere in considerazione più che altro i doveri degli altri... verso di noi. Sembrerà strano ma sta diventando fortemente morale tutto ciò che ci conviene.Praticamente un affare.
La decadenzache subiamoè uno scivoloche va giù piano piano.È una nuova esperienzache ti toglie qualsiasi entusiasmo e alla lunga modifica il tuo metabolismo. Siam lì fermi malgrado la grave emergenzacome uomini al minimo storico di coscienza.
[parlato] E pensare che basterebbe pochissimo. Basterebbe spostare a stacco la nostra angolazione visiva. Guardare le cose come fosse la prima volta. Lasciare fuori campo tutto il conformismo di cui è permeata la nostra esistenza. Dubitare delle risposte già pronte. Dubitare dei nostri pensieri fermi, sicuri, inamovibili. Dubitare delle nostre convinzioni presuntuose e saccenti. Basterebbe smettere di sentirsi sempre delle brave persone. Smettere di sentirsi vittime delle madri, dei padri, dei figli. Smascherare, smascherare tutto: smascherare l’amore, il riso, il pianto, il cuore, il cervello. Smascherare la nostra falsa coscienza individuale.Subito. Qui e ora.Sì, basterebbe pochissimo. Non è poi così difficile. Basterebbe smettere di piagnucolare, criticare, fare il tifo e leggere i giornali. Essere certi solo di ciò che noi viviamo direttamente. Rendersi conto che anche l’uomo più mediocre può diventare geniale se guarda il mondo con i suoi occhi. Basterebbe smascherare qualsiasi falsa partecipazione. Smettere di credere che l’unico obiettivo sia il miglioramento delle nostre condizioni economiche perché la vera posta in gioco... è la nostra vita. Basterebbe smettere di sentirsi vittime del denaro, del lavoro, del destino e persino del potere, perché anche i cattivi governi sono la conseguenza naturale della stupidità degli uomini. Basterebbe rifiutare, rifiutare la libertà di calpestare gli altri, ma anche la finta uguaglianza. Smascherare la nostra bontà isterica. Smascherare la nostra falsa coscienza sociale.Subito. Qui e ora.Basterebbe pochissimo. Basterebbe capire che un uomo non può essere veramente vitale se non si sente parte di qualcosa. Basterebbe abbandonare il nostro smisurato bisogno di affermazione, abbandonare anche il nostro appassionato pessimismo e trovare finalmente l’audacia di frequentare il futuro con gioia.Perché la spinta utopistica non è mai accorata o piangente. La spinta utopistica non ha memoria e non si cura di dolorose attese.La spinta utopistica è subito. Qui e ora.
Io come uomoio vedo il mondocome un deserto di antiche rovine.Io vedo un uomoche tocca il fondo ma forse al peggio non c'è mai una fine.Perché non c'è nessuno che dia un senso alle cose più semplici e vere alla vita di ogni giornoall'urgenza di un uomo migliore.Io vedo un uomosolo e smarrito come accecato da false paure.Ma la vita non muore per le bombe per la plastica o le acque del maree le ansie un po' inventate son pretesti per non affrontare la mancanza di una vera coscienzache è la sola ragione della fine di qualsiasi civiltà.
Iscriviti a:
Post (Atom)