domenica, gennaio 15, 2012

COME D' AUTUNNO, a Tifton.

Lele, giovane 25enne milanese, capita per caso da noi in Cooperativa l'anno scorso mentre cercava invano una stalla in via Due Palazzi, alle porte di Padova.

Troppo bello sarebbe stato...trovare ancora una stalla, praticamente in città.

Voleva fare esperienza, per mettere le "mani in pasta" in questo tipo di lavoro, ma si è sentito dire che le vacche non c'erano più da molti anni.
Si è fermato allora da noi, poco più in là, attratto dal cartello che pubblicizzava la nostra produzione di ORTAGGI BIOLOGICI venduti direttamente a bordo campo.

E' cominciata così una collaborazione di alcuni mesi, in cui la sua voglia di esperienza si è trasformata, per noi di "FUORI DI CAMPO" (http://www.fuoridicampo.it/) , in un ottimo e inaspettato aiuto, dato gratuitamente o al massimo barattato con i prodotti del nostro lavoro...verdura e amicizia.

Credo che lo spirito di Lele e di altri che si sono succeduti a lui, come Chiara e Andrea, rappresenti un esempio POSITIVO di vivere questa fase della vita con un'impronta costruttiva, positiva e curiosa.
Mettendosi in gioco in questo modo non si possono che avere, prima o poi, dei buoni risultati.

Ho chiesto al Lele di lasciare in questo blog alcune impressioni di un suo viaggio di studio/lavoro, da poco terminato, che lo ha visto vivere per 7 mesi della sua vita a Tifton, Georgia -Stati Uniti d'America-

...lo potrete incontrare chissà in quale luogo del mondo, mentre suona il suo flauto traverso in solitaria o mischiato a chissà quale complesso di strada; lo potete riconoscere perchè ha la faccia e l'accento da milanese, il codino e la pettinatura da slavo e un animo da cosmopolita...

federico






Come d'Autunno, a Tifton.

"Metti dei dubbi snocciolati lungo i mesi di un piccolo viaggio.

La Georgia anticipa l'autunno e, insieme a qualche foglia cade anche una testa.
La testa di Troy Davis.
Equinozio d'Autunno 2011, ore 19 l'iniezione letale ha fermato il cuore di un afroamericano accusato dell'assassinio di Mark McPhail, un poliziotto americano.
Dopo 20 anni di processo.
Dopo che sei testimoni su nove hanno ritrattato la testimonianza, giudicandolo innocente.
Dopo che sei testimoni su nove hanno dichiarato che la loro prima testimonianza, quella della colpevolezza di Davis era stata estorta sotto le minacce della polizia.
Dopo non essere stata trovata nessuna arma del delitto.
Dopo non essere stata trovata nessuna prova biologica.

Troy Davis era nero.
Mark McPhail era bianco.
Tutti e due erano.
Ed erano in Georgia, Stati Uniti d'America, nello stato di Martin Luther King.

Io intanto ed evidentemente sto perdendo umanità.
O forse mi manca davvero una sorta di fiducia nell'Uomo.
Meglio, forse mi manca la fiducia nella Convivialità delle Differenze:
com'è possibile che culture diverse vivano assieme?
Non lo so se ci credo più.
E con questa domanda mi sembra di distruggere tutto il percorso che ho fatto fino a qua.

Io sono piuttosto convinto che un mio modo di pensare il vivere, nato nelle parrocchie
Cristiane Cattoliche, cresciuto in alcuni ambienti missionari, rinfrancato da un po' di associazionismo e farcito di alcune (poche) letture di alternativa sociale ed economica, farcito di persone che mi hanno aperto lo sguardo e il cuore su Mondi, dal Cibo ai Rifiuti, dalla Spiritualità alla Ritualità, dall'Uomo alla Natura, dalla Condivisione al Bioregionalismo, dalla Mafia alla Legalità, dal Locale alla Mondialità..sia un modo di Vivere inclusivo e conviviale, non l'unico o perfetto ma auspicabile.
Auspicabile non per boria ma per fede.
Ma è anche vero che sono nato in Italia, per di più al Nord e bene o male i miei genitori hanno visto il Boom economico, io 10 anni di scuola e non ho mai saputo cosa voglia dire non avere acqua o cibo, o un sogno, nè tutto quello che ci sta dietro.
E tutto quello che ci sta dietro, sta dentro fino a formare le ossa.

Il mio coinquilino nigeriano, Obina ha già fatto 3 o 4 volte il calcolo di quanto spendo per tabacco e birre.
I ragazzini della Georgia sanno che il Texas ha pene capitali più della Georgia (stop).
I Tunisini cercano l'America in Italia quando l'italia dovrebbe cercare di "vivere nei villaggi".
Come posso parlare con Tharun del valore di qualsiasi vita quando cerca una moglie del suo sangue, della sua casta, sana e certificata da generazioni?
Come vivere l'uguaglianza, la fraternità con gente che passa le sue giornate tra facebook e le ore di lezione in cui sognare la carriera, il business e la leadership.
Come posso non sentirmi lacerare dagli sguardi degli haitiani solo per il colore della mia pelle?

Dopo un'ora per campi, i campi degli sfollati ad Haiti non ce la facevo più, era enorme il fastidio di quelle mani che si toccavano la pancia guardandomi con occhi patetici, erano troppo pesanti gli sguardi dei ragazzi della mia età che cercavano di distruggermi.
Io non so se gli indiani gridino con gli occhi, ma gli haitiani si.

Forse è per questo che serve un Dio.
Meglio, una religione sotto cui unire i comportamenti. L'uomo libero di seguire i suoi bisogni è un animale complesso da gestire e a ben vedere pericoloso.
Perchè i bisogni sono pericolosi, quanto le paure.
E allora non mi sembra strano che in questa Georgia provinciale e multietnica Dio sia attaccato persino sui tronchi dei pini lungo l'Highway 75, su quei cartelli che recitano “Jesus is near”.

Mi manca sempre qualcosa.

Ma com'è che una legge o uno Stato dovrebbero farci vivere assieme ognuno con i propri bisogni in primo piano?
(150 anni d'Italia, 60 anni di Costituzione e c'è un rincoglionito che inneggia alla separazione e sul web puoi comprare le divise per andare in giro come un fascista).
La natura, con le sue leggi è Terribile e funziona sulla vittoria della Vita sulla Morte in ogni istante, l'Umanità ha tanta Morte che chiama Vita e l'aggiunge ad altra Morte.
Come quelle azioni che crediamo facciano bene e invece distruggono il cuore delle persone.
Come una voglia di libertà che sfocia in una guerra.
Come una fede che finisce nel fanatismo.
Come le ragazze asiatiche per cui dire di "si" ad un ragazzo è da puttana.
Come per gli americani che per onorare i nativi li vanno a trovare nelle riserve.

E la cosa più disarmante rimane sapere.
Sapere di essersi costruiti un punto di vista, meticolosamente e accuratamente.
E sapere ch'è una gabbia.
Bene che vada non una gabbia di giudizio ma una gabbia di abitudine.

La felicità per Obina sarà mai avere la sua Terra da coltivare e ridurre i suoi consumi alla "genuinità"?
Come faccio a colpevolizzare il capitalismo che ha portato i nonni di Peter da essere immigrati irlandesi con le pezze al culo ad avere un nipote dottorando?

Non sono sfiduciato.
Ma c'è qualcosa che non afferro.

Metti una risposta, leggera come il vento che livella le montagne.

Era esattamente settimana scorsa, anche se giovedi' e non martedi'.
La strada che passa davanti al mio dipartimento, la dritta e ondulata Rainwatewr drive era stata chiusa.
Per gran parte della sua interezza la strada che passa davanti all'albero sotto cui io usualmente fumo era stata bloccata da un paio di pick up messi di traverso.
Verso le dieci sotto un cielo pesante come piombo sono arrivati i gialli scuolabus carichi dei loro minuscoli studenti.
Mentre cercavo di far attaccare la colla della mia cartina mi sono anche accorto che poco lontano avevano allestito stalle dimostrative con vacche di diversi colori e animali di sorta, come si conviene in una fattoria sperimentale.
Stavo decentemente osservando come la famiglia di scoiattoli che mi tiene compagnia nei miei minuti di tabacco non fosse chiassosa come al solito e, scrutando tra le foglie attaccate ai rami e alle nuvole uniformi, mi sono accorto come quest'albero mi abbia accompagnato dalle sue gemme al suo autunno.
Dalle mie gemme al mio autunno.
Il vento sferzava la strada e qualche timida goccia, l'umidita' rendeva l'aria pesante e forse anche per questo in autunno, le foglie cadono.

I bambini nei pullman sono pressati.
E' l'unica motivazione plausibile che trovo alla questione che all'aprirsi delle porte, schizzano fuori; maestra, capelli, fiocchetti, felpe agganciate in vita, lacci delle scarpe a casaccio, zaini decisamente sbagliati, colori, odori, treccine, parole senza senso e naturalmente urla: tutto assieme. Un'esplosione.
Tutti catapultati fuori in un grottesco e coloratissimo casino senza senso e Diomio che bella sta assenza di senso.
Mucchi di scienziati amanti di relazioni e dipendenze non ne caverebbero un ragno fuori dal buco o una ragione fuori dal movimento di un branco di bimbi.
Una sessantina di piccoli uomini e donne hanno preso a dar vita ad una fila sconclusionata, vociante, saltante, a tratti se moventi, a tratti muovendosi sotto i segnali dei maestri e maestre, disinteressata alla formalita' interessatissima a tutto.
Quando l'indisciplinato verme e' passato davanti al fumo azzurrino della mia sigaretta ho capito qualcosa in piu'.

C'e' stata una folata di vento un po' piu' convinta, ma non di quelle che possiamo definire convincenti.
Una brezza abbastanza sostenuta da dar man forte all'umidita' e ai suoi 20 gradi.
I rami hanno sussurrato e le foglie rispondendo si sono staccate e librate in volo.
C'e' stato il breve silenzio, quello dei clown prima del numero, quello dei maghi prima della magia o quello del fiato tra una nota e l'altra.
Ho visto piedi fermarsi, ordinarsi in fila ai nasi puntati in aria e seguire le foglie.
Ho visto gli occhi a mandorla, quelli castani e quelli azzurri seguire le stesse scie, i pantaloni della nike, quelli di fabbricazione cinese e quelli recuperati dai fratelli piu' grandi prendere le stesse pieghe all'altezza del ginocchio.
Ho visto poi i capelli biondi, linghi, biondi corti, ricci corti, ricci a trecce con fiocchetti rosa, rapati sui lati, nella calza da gangster, farsi da parte e lasciare lo spazio alla fronte.

E nel silenzio il mondo ha ritrovato la sua unicita', il suo patto d'Amore.
In queste mani che staccandosi da terra insieme ai piedi hanno cominciato a saltare a prendere le foglie.
E a me per un attimo non e' rimasto che immagazzinare un po' di pioggia da prolungare di piu' la distrazione dei maestri e la riconciliazione.
Delle differenze, dentro e fuori la mia testa."


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