Questa mattina ho ascoltato una canzone di Gaber che mi ha molto colpito e che mi ha fatto vanir voglia di cercare di capire fino in fondo quello che il cantante voleva esprimere...ovviamente io l'avrò intesa dal mio punto di vista che può essere simile o meno da quello che realmente voleva esprimere Gaber...quindi quando si dice a qualcuno "ascolta questa canzone" non si può pretendere di condividere esattamente le proprie senzazioni perchè una canzone, credo, come qualsiasi discorso è una cosa personale che va codificata in maniera diversa anche se le parole sono uguali per tutti; volevo condividere queste belle parole senza la pretesa che una abbia la mia stessa voglia di approfondirne il senso..il bello però è che ognuno probabilmente la giudicherà in maniera diversa, ogniuno può sentirsi chiamato in causa o sentirsi fuori dal discorso;credo comunque che come tutte le cose "forti" può dare uno spunto per riflettere, anche se è "solamente" una canzone piuttosto che un discorso del papa in mondo visione.
"Una nuova coscienza"
di Gaber - Luporini
1996 © P. A.
Io come uomoio vedo il mondocome un deserto di antiche rovine.Io vedo un uomoche tocca il fondo ma forse al peggio non c'è mai una fine.Nel frattempo la vita non si arrende e la gente si dà un gran da fare tanti impegni tante storiecon l'inutile idea di colmarela mancanzadi una nuova coscienzadi una vera coscienza.
[parlato] È come se dovessimo riempire un vuoto profondo. E allora ci mettiamo dentro: rimasugli di cattolicesimo, pezzetti di sociale, brandelli di antichi ideali, un po' di antirazzismo, e qualche alberello qua e là.
La decadenzache viviamoè un malessereche ci prende pian piano.È una specie di assenza che prevede una sosta obbligataè la vita che meditama si è come assopita.Siamo vivimalgrado la nostra apparenzacome uomini al minimo storico di coscienza.
[parlato] È come se la vecchia morale non ci bastasse più. In compenso se ne sta diffondendo una nuova che consiste nel prendere in considerazione più che altro i doveri degli altri... verso di noi. Sembrerà strano ma sta diventando fortemente morale tutto ciò che ci conviene.Praticamente un affare.
La decadenzache subiamoè uno scivoloche va giù piano piano.È una nuova esperienzache ti toglie qualsiasi entusiasmo e alla lunga modifica il tuo metabolismo. Siam lì fermi malgrado la grave emergenzacome uomini al minimo storico di coscienza.
[parlato] E pensare che basterebbe pochissimo. Basterebbe spostare a stacco la nostra angolazione visiva. Guardare le cose come fosse la prima volta. Lasciare fuori campo tutto il conformismo di cui è permeata la nostra esistenza. Dubitare delle risposte già pronte. Dubitare dei nostri pensieri fermi, sicuri, inamovibili. Dubitare delle nostre convinzioni presuntuose e saccenti. Basterebbe smettere di sentirsi sempre delle brave persone. Smettere di sentirsi vittime delle madri, dei padri, dei figli. Smascherare, smascherare tutto: smascherare l’amore, il riso, il pianto, il cuore, il cervello. Smascherare la nostra falsa coscienza individuale.Subito. Qui e ora.Sì, basterebbe pochissimo. Non è poi così difficile. Basterebbe smettere di piagnucolare, criticare, fare il tifo e leggere i giornali. Essere certi solo di ciò che noi viviamo direttamente. Rendersi conto che anche l’uomo più mediocre può diventare geniale se guarda il mondo con i suoi occhi. Basterebbe smascherare qualsiasi falsa partecipazione. Smettere di credere che l’unico obiettivo sia il miglioramento delle nostre condizioni economiche perché la vera posta in gioco... è la nostra vita. Basterebbe smettere di sentirsi vittime del denaro, del lavoro, del destino e persino del potere, perché anche i cattivi governi sono la conseguenza naturale della stupidità degli uomini. Basterebbe rifiutare, rifiutare la libertà di calpestare gli altri, ma anche la finta uguaglianza. Smascherare la nostra bontà isterica. Smascherare la nostra falsa coscienza sociale.Subito. Qui e ora.Basterebbe pochissimo. Basterebbe capire che un uomo non può essere veramente vitale se non si sente parte di qualcosa. Basterebbe abbandonare il nostro smisurato bisogno di affermazione, abbandonare anche il nostro appassionato pessimismo e trovare finalmente l’audacia di frequentare il futuro con gioia.Perché la spinta utopistica non è mai accorata o piangente. La spinta utopistica non ha memoria e non si cura di dolorose attese.La spinta utopistica è subito. Qui e ora.
Io come uomoio vedo il mondocome un deserto di antiche rovine.Io vedo un uomoche tocca il fondo ma forse al peggio non c'è mai una fine.Perché non c'è nessuno che dia un senso alle cose più semplici e vere alla vita di ogni giornoall'urgenza di un uomo migliore.Io vedo un uomosolo e smarrito come accecato da false paure.Ma la vita non muore per le bombe per la plastica o le acque del maree le ansie un po' inventate son pretesti per non affrontare la mancanza di una vera coscienzache è la sola ragione della fine di qualsiasi civiltà.
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1 commento:
..la canzone è stata postata da zù con il mio nick. preciso.
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