domenica, ottobre 05, 2008

Ancora Bosnia 2008

Questo è il 100° post pubblicato: vinco un premio? il capo di questo blog non ha pensato a nulla in merito?qualche soldo?

Ecco la mia relazione della settimana estiva in Bosnia. Nel frattempo siamo stati lì anche due settimane fa e abbiamo partecipato alla Maratona di Pace. E' la quarta edizione e va sempre meglio (io e ilaria partecipiamo da tre anni). La collaborazione tra i due popoli prosegue ed è viva.
Comunque se volete informazioni aggiornate potete visitare in rete il myspace di UNAMANO.
ciao ciao



Estate 2008 in Bosnia
E’ finita un’altra estate in terra bosniaca e la tristezza post-Bosnia (come piace chiamarla a me e a mia sorella Clara) è venuta a trovarmi. Mi sembra ieri quando ho preso parte alla mia prima missione (due anni fa) in cui tutto era nuovo: le emozioni, le paure, le persone, l’impegno. Ora arrivare a Skahovica è come arrivare a casa di un caro amico, bussare alla sua porta, chiedere permesso (dosvolite), salutarlo con un abbraccio; l’unica differenza è che le porte non sono quasi mai chiuse a chiave, cosa ormai dimenticata dalle nostre parti. Ma quest’anno questo mio sentirmi in famiglia è stato quasi una routine. Non sono riuscito a fermarmi un attimo e a pensare veramente dov’ero e a cosa stavo facendo. E me ne accorgevo quando i ragazzi alla loro prima esperienza (ed erano molti), restavano a bocca aperta quando ammiravano un paesaggio o si “impressionavano” alla vista di certe realtà o al racconto di certe cose. Mi ha molto colpito quando Carlo mi ha detto che durante il ritorno dalla “tenuta” di Edo, la gente che incontravano li salutava mentre compivano i normali lavori e ha paragonato questa situazione al “Signore degli Anelli” quando gli Hobbit fanno lo stesso nel loro villaggio. E’ stata un’immagine davvero bella quella che mi ha regalato e lo ringrazio per questo. Ecco, a me è mancata un po’ questa sensibilità; il cielo della Bosnia mi ha lasciato comunque a bocca aperta ma quest’anno non sono stato a lungo ad osservarlo.
Probabilmente gli impegni che abbiamo avuto sono stati un po’ complici in questo. L’animazione è stata particolarmente impegnativa, già il giovedì la stanchezza si faceva sentire e devo ammettere che non pensavo potesse essere così dura. Le giornate sono state organizzate per tema (circo, animali, ecologia, popoli, sport); i bambini hanno partecipato attivamente, penso abbiano apprezzato il nostro impegno. I bambini rom sono stati presenti per quasi tutti i giorni e anche se non si prendevano per mano con gli altri (sembra che sanno che non devono farlo!), ho avuto l’impressione che fossero un po’ più integrati; c’è stato un momento in cui abbiamo giocato a calcio a squadre miste e anche se c’erano solo due bambini non rom (Mujo e Iso) è stato comunque importante. Sicuramente non saremo noi a risolvere questi problemi, ma penso che quel poco sia stato apprezzato. La serata della festa è stata divertente ed emozionante; i bambini ci hanno dedicato canzoni e balletti e anche Edo e una giovane ragazza (che una sera ci ha invitato a cena) hanno cantato per noi. La presenza poi di molta gente del villaggio è stata un bel segnale.
La serata più commovente è stata la consegna della carrozzina elettrica ad una delle gemelle. Sono due ragazze di circa vent’anni diversamente abili e una non riesce a camminare; fin’ora la madre la aiutava portandola in spalla, visto che il padre è amputato ad un piede (conseguenza di una mina), e così l’anno scorso abbiamo deciso di procurarle questo sostegno che grazie agli amici dell’associazione AVIP (anche loro in Bosnia con noi) siamo riusciti ad ottenere. Alle sette di sera ci siamo recati tutti (14 persone) a casa loro assieme al capo villaggio Zaim e ai nostri amici Nihada, Almedina e Dino con uno striscione pieno di palloncini e stelle filanti. Aspettando il padre ci siamo seduti fuori sull’erba sopra dei tappeti, abbiamo bevuto il caffè e ammirato il paesaggio incantevole. Le gemelle erano entusiaste, la nostra presenza le rallegrava. All’arrivo del padre abbiamo consegnato il nostro regalo e l’emozione è stata grande. La madre si è commossa, sono stati momenti bellissimi. Ora dovranno costruire una rampa per accedere alla strada visto che ci sono solo le scale.
Ricorderò anche con molto piacere la commozione della nonna di Ademir (il nostro amico di 22 anni la cui malattia non gli permette più di camminare da solo) che quando lo riportavamo a casa ci ringraziava e si commuoveva e lui nel suo ottimo inglese ci traduceva le sue parole: “Vi auguro le cose migliori”.
Ecco, questi momenti mi fanno capire quanto poco basta per rendere felici delle persone e quanto ti danno loro dimostrandoti tutto l’affetto.
Non ho seguito alcun caso sociale quest’anno, un po’ per pigrizia ma anche per lasciar spazio ai nuovi volontari, tutti davvero molto partecipi, interessati, curiosi, emozionati. Un nuovo caso è stato quello di una ragazza di Gracianica che deve operarsi al cuore e le servono 3000 euro. Sarà un bel impegno per i nostri prossimi mesi di lavoro. Le persone alle quali ogni anno facciamo visita si ricordano di chi è stato più volte a trovarle; e te lo dicono, facendoti capire che la nostra presenza è importante perché in qualche modo il mondo non si è dimenticato di loro. Piccole cose? Forse, ma sicuramente grandi per le persone che le vivono in prima persona.
Anche quest’anno il nostro modo di fare integrazione è passato attraverso il gioco. La scelta è stata di una giornata di “giochi senza frontiere” in cui squadre miste (bambini e bambine) dei vari villaggi (6 mussulmani e 2 serbo-ortodossi) si sfidavano alla corsa coi sacchi, alla pallavolo col lenzuolo, al tiro degli anelli…etc: 8 giochi in cui era importante la squadra. Dopo i problemi dell’anno scorso nel torneo di calcio è stata fatta questa scelta che si è rivelata veramente ben riuscita e tutti hanno partecipato con entusiasmo. Alla fine abbiamo proclamato le squadre vincitrici ma l’importante è stata sicuramente la vittoria di tutti per il successo dei giochi. Unica, forse, nota negativa è stata la poca partecipazione degli adulti e delle istituzioni bosniache ma in compenso ho visto la partecipazione di molti giovani bosniaci.
Mi piace molto parlare con la gente e molte volte mi restano impresse certe affermazioni che amo ricordare: parlando con Nermina si discuteva delle prossime elezioni a Gracianica e Skahovica; “Vedete” ci ha detto “A noi non interessa se tu sei mussulmano o serbo, a noi interessa lavorare e non far scappare i giovani dalla Bosnia”. Questi sono i contatti che io amo e che mi fanno capire la gente vera com’è, in modo che poi possa tornare in Italia e portare queste testimonianze a chi non conosce la Bosnia e che si limita a liquidare il tutto dicendo che “loro sono slavi ed è nella loro natura farsi del male”.
Il legame che abbiamo consolidato con Dino, Niahada e Almedina è sempre più forte. La loro casa è la nostra casa e quando noi siamo lì ci dedicano tutto il loro tempo, portando a volte anche tanta pazienza. Sono sicuro che questa amicizia durerà e che avremo sempre degli amici su cui contare. W LA BOSNIA!

GUIDO

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